Yoga Ynsula è un metodo, uno stile nuovo nel’espressione e nell’interpretazione, con salde radici nella tradizione, adatto alle esigenze della contemporaneità. Movimenti rassicuranti e fluidi accompagnati dalla sapienza del respiro, segrete leve del corpo, per vivere l’esperienza liberatoria di trovarsi in posture anche complesse… il “difficile diventa facile” e senza sforzo, semplicemente si resta nella forma. E ci si accoglie come esseri speciali, con talenti, possibilità e la forza di trasformare la propria realtà.©
Raccontare come nasce un metodo, significa raccontare di sè, della propria vita, dell’esperienze che l’hanno forgiata, della passione che ha motivato un cammino di ricerca, dell’incontro folgorante con lo Yoga e del tanto altro, dove il pensiero lascia spazio alle intuizioni.
Significa raccontare emozioni profonde come:
“una sensazione di libertà, la sorpresa di trovarsi senza sforzo in asana anche ardite, e lì poter sostare con un corpo che accoglie la forma, una mente pacificata,un respiro che anima anche luoghi sconosciuti e apre la porta a nuove conoscenze che arrivano con la forza di qualcosa di inatteso e inconsciamente desiderato…la via si spiana.“
Così mi sono ritrovata senza intenzione più e più volte praticando, partendo da un movimento alimentato da piccole leve del corpo e dal respiro, a sperimentare qualcosa che ho chiamato YogaYnsula: Ynsula come insula, ma con la y di yoga, un metodo per fare propria la simbologia delle posture del corpo e rinnovare quella scintilla che porta all’ascolto del respiro, alla sospensione dei pensieri, alla pace nel cuore e alla scoperta di un’isola interiore luogo di unione, libertà e amore.
Poi, ma solo successivamente, la scoperta inaspettata arrivata leggendo, che dentro il nostro cervello, in un luogo segreto e poco esplorato, si trova una zona denominata “insula”, ricordo l’emozione, la sensazione di essere sulla strada giusta, un nome che si rincorre e rimanda a qualcosa che intimamente, profondamente mi è per qualche motivo già noto.
Forse un grave incidente accadutomi nel lontano 1988, V° vertebra cervicale fratturata, tre costole spezzate ed un anca incrinata, una lunga degenza immobilizzata in un gesso, un ascolto protratto e obbligato per sentire, attraverso ogni più sottile richiesta del corpo, le esigenze vere, profonde, per capire nel dubbio cosa fare : operazione, corpetto a vita o..meditazione. Fu quest’ultima la scelta, che senza un metodo preciso, abbinata all’ascolto, mi guidò. Lo schiudersi della fede arrivò come naturale conseguenza.
Lo yoga era già entrato a far parte della mia vita 10 anni prima, immediatamente dopo la laurea in psicologia, con la folgorazione che accompagna gli incontri che si riconoscono intimamente come giusti e a cui si appartiene.
Dopo molti mesi, quasi “guarita” il desiderio intenso di tornare a praticare, con un corpo che da estremamente flessibile ora si lamentava, non riusciva, non poteva…forse ciò ha fatto venire a galla intuizioni, leve nascoste in modo che l’accesso alle forme che erano suggellate nel mio cuore, nel mio cervello, nella mia anima, fosse comunque possibile.
Nel tempo ciò mi ha reso estremamente sensibile alle richieste dei bisogni delle persone che in più di trent’anni di insegnamento ho incontrato.E allora perché non salire senza sforzo con le gambe, con il busto, perché non poter godere dell’esperienza totalizzante di una capovolta anche se apparentemente tanti sono gli impedimenti, non ultima la paura, perché non rendere facile ciò che sembra difficile…
Ecco, credo che YogaYnsula sia nato così, trasformando un grande ostacolo in conoscenza, in possibilità, attraverso l’ascolto, il rispetto di sè, abbinato ad una profonda conoscenza dello yoga sia dal punto di vista esperienziale che teorico. Certo, il contributo non è arrivato solo grazie a questo significativo avvenimento, molti altri se ne sono aggiunti in una vita non facile, ma è stata soprattutto la radicata convinzione che possiamo non subire ma cambiare, conoscere, trasformare che ha sempre alimentato la mia ricerca ed ogni piccolo passo e conquista personale è stato condiviso, trasmesso e mutuato attraverso la pratica condivisa dello yoga.
Non è facile trasmettere tutto questo in poche parole, questi sono i tempi in cui tutto dovrebbe essere comunicato velocemente, uno slogan, delle foto, magari un video, ma non per tutto è così.
La difficoltà di raccontare la forza prodotta dall’irrompere del respiro che grazie all’apertura creata in alcune zone remote del corpo, scorre come l’acqua tenuta a lungo a freno dalle chiuse e dona una sensazione di pienezza, pulizia, vigore, sino alla percezione del fluire dell’energia, riporta a ciò che lo Yoga insegna: fare l’esperienza.
Così come per vivere lo stato di coscienza che si crea, nel tempo, fuori dal tempo, grazie ad un movimento dolce,non forzato utilizzando delle leve a nostra disposizione ma dimenticate, un movimento che solo in piccola parte si origina dalla volontà per poi diventare paradossalmente “atto intuitivo” coinvolgendo l’emisfero destro.
Al di là delle parole ancora una volta ciò che conta è la pratica, è lo stato interiore che si vive, che muta in profondità, passo dopo passo la nostra struttura, non solo fisica, ricordando che ciò che noi definiamo corpo nello yoga è uno strumento che ci collega all’anima e quando ogni sforzo si allenta emerge la fusione tra corpo e infinito, rendendo evidente l’indivisibilità tra ciò che noi tendiamo a separare.”Allora non si viene più disturbati dal gioco degli opposti”. (Patanjali II, 46-48)
Molte sono le barriere che si frappongono, perché non provare a mettere in scacco la mente, a decondizionarci in modo creativo e inaspettato dalle abitudini, schemi comportamentali, condizionamenti,imprinting, samskara, che ci portano a ritenere che ci sia una sola possibilità per arrivare ad una soluzione, ad un’asana, ad un respiro…
Magari questa possibilità costa uno sforzo enorme fino a nuocere su vari piani, per poi sentirsi sconfitti e dolenti.
Yoga Ynsula consente di diventare il simbolo della postura, di fondersi con il suo aspetto archetipale, di restare nella forma senza sforzo.
Diventa possibile quindi ritornare alle sorgenti dello yoga, che prevedeva le posizione non come addestramento fisico ma come possibilità di cogliere l’essenza mutando la propria coscienza, per entrare in un percorso di trasformazione in seno a ciò che gli yogi chiamano “liberazione”, cioè affrancarsi dalle fonti di condizionamento che ci obbligano a modalità di pensiero e di vita limitati, “decondizionarsi”, per divenire completamente consapevoli e vivere un’esistenza piena.